YAS
we can!
Mai
mi sarei aspettato, dopo le accese negoziazioni online, di
raggiungere a Berlino un accordo cosi facilmente ed in soli quattro
giorni.
Il
mese precedente lo Europe's Voice, infatti, in cui la discussione ha
preso forma virtualmente, ha visto venti giovani avanzare teorie e
linee per rispondere agli attuali ostacoli ad un sano sviluppo.
Seguire tutte le proposte non è stato facile: i post, quasi
giornalieri, riempivano il mio indirizzo di posta, non permettendomi
mai abbassare la guardia.
I
toni sono stati accesi e diretti: ognuno cercava di presentare la
propria posizione ed essere il più convincente possibile. Da subito
si sono delineate simpatie e visioni condivise. Così come incertezze
e opposizioni.
I
temi toccati dal nostro commette, Development, sono questioni molto
delicate e di ampio interesse: malnutrizione, governance, educazione,
accesso all'acqua, salute. Discutere con venti ragazzi provenienti da
ogni parte del mondo è stato, impegnativo e costruttivo, e lo sarà
ancora di più una volta a Washington.
I
topic inseriti nell'Agenda finale, e discussi a Berlino, sono stati
Food Security e gestione degli aiuti per i paesi in via di sviluppo.
Queste discussioni hanno avuto luogo in occasione del G4+1 Youth,
EUrope's Voice.
Intorno
ad un tavolo, con un sole tiepido che entrava dalle finestre della
Humboldt-Viadrina University, il primo giorno ci ha visti definire i
concetti chiave e i loro significati.
La
sicurezza alimentare è certamente uno degli aspetti prementi quando
si parla di sviluppo. Essa rappresenta, infatti, la disponibilità di
risorse di cibo e la possibilità di accesso da parte delle
comunità. Insieme ai delegati tedesco, inglese e della Commissione
Europea, l'abbiamo considerata parte di un più ampio obiettivo da
raggiungere, quello della Human Security. Il confronto, arricchito
anche dai differenti background e interessi personali, è stato pieno
e costruttivo. Tutti e quattro eravamo aperti e disposti al dialogo;
c'è stata disponibilità all'ascolto e considerazione delle opinioni
discordanti. Trovare strategie di risposta al problema della
sovranità alimentare non è stato però cosa facile. Sono moltissimi
gli aspetti da tenere in considerazione: economici, ambientali e
culturali.
Abbiamo
sottolineato il bisogno di ripensare ad una nuova agricoltura:
dirigersi verso una produzione di piccola scala, facilitando
l'accesso delle comunità locali alle terre coltivabili e assicurando
mezzi di produzione sostenibili e sani. In una visione a lungo
termine, e non solo per far fronte a possibili crisi (siccità,
prolungata carestia, emergenze ambientali), l'idea delle riserve
alimentari è stata individuata come concreta soluzione.
Nei
giorni successivi il sole ha lasciato il posto alle nuvole e a
qualche goccia di pioggia, ma le negoziazioni non si sono certo
fermate. Infreddoliti, ma
sempre propositivi,
abbiamo cercato di capire come poter risolvere il problema degli
aiuti ai paesi in via di sviluppo. Molto spesso questi aiuti, che si
limitano a fondi o rifornimenti di primo soccorso, non rappresentano
una soluzione, bensì rischiano di creare circoli di povertà e
dipendenza dai quali è difficile uscire. Una maniera, dunque, di
assicurare effetti positivi è quella di garantirne una corretta
gestione. La trasparenza è senza dubbio la strada maestra da
seguire, alla quale dobbiamo affiancare un dibattito globale che
miri alla cooperazione tra diversi donors.
Nuove forme di cooperazione (quali quelle tra stati in via di
sviluppo, detta South-South),
integrate da supporti pubblici, devono fare parte del modello di
sviluppo del futuro.
Cartelloni
pieni di termini e di frecce in ogni direzione sono il risultato
visibile dei tre giorni di lavori. Ma quello che è uscito dalla
Humboldt-Viadrina University è molto di più: è un accordo, una
linea di pensiero comune tra noi delegati dei paesi europei. È un
final communiqué che non è certo un punto di arrivo, quanto uno
stimolo per continue riflessioni. Rappresenta l'impegno di alcuni
giovani che credono che invertire la rotta sia ancora possibile.
Negli States andremo con proposte vere, pronte ad essere rimesse in
discussione, ma solide e in cui crediamo.
Ci
salutiamo, dandoci appuntamento a Washington, con una stretta di
mano: forte, convinta e di speranza.
Scritto
da: Simone Tinelli
Edito
da: Marta Castellani
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