Cari
Amici di Yas,
sono Carmine Finelli, Ministro degli Esteri. A due settimane dal rientro in
Italia vorrei rendervi partecipi delle mie impressioni sul Summit Europeo
“EUrope’s Voice” svoltosi a Berlino. E’ stato davvero molto stimolante poter
partecipare a un meeting del genere. Il motivo è semplice: l’alto grado di
preparazione di tutti i delegati e la possibilità i confrontarsi su temi di
grande rilevanza per la Comunità Internazionale mi ha permesso di apprendere
molto sul modo di approcciare questi problemi e sulle tecniche di negoziazione,
elemento per me molto importante visto che “da grande” vorrei negoziare per
mestiere.
All’interno del Comitato Affari Esteri l’andamento dei colloqui è stato complicato
da un atteggiamento poco collaborativo della delegata francese. La volontà di
proporre sempre e comunque il punto d vista della Francia e i suoi sforzi per
farlo accettare agli altri delegati ci hanno fatto perdere di vista le esigenze
di collaborazione necessarie per pervenire a un comunicato finale coerente. E
così ci siamo arroccati ognuno sulla propria posizione. A notte fonda, circa
all’una del penultimo giorno, abbiamo modificato l’impostazione iniziando a
cercare un compromesso, perfezionato la mattina dell’ultimo giorno, domenica 13
maggio, davanti a una spremuta d’arancia e una tazza di caffè. Ciononostante,
le discussioni in seno al nostro comitato sono state molto proficue poiché ci
hanno consentito di approfondire i temi in agenda dando indicazioni concrete
per pervenire ad una reale soluzione. La Primavera Araba ha assorbito la
maggior parte delle nostre energie. Valutando positivamente gli sviluppi democratici
di Egitto e Tunisia abbiamo convenuto di appoggiare la transizione offrendo
supporto finanziario ed il know-how necessario per completare efficacemente il
processo. Nel pieno rispetto della sovranità nazionale, si è pensato di aprire i
mercati dei paesi europei (e dell’Unione Europea in senso lato) e di inviare tecnici
per sostenere il drafting costituzionale. La questione siriana, invece, ha
richiesto discussioni più approfondite in virtù della dura repressione del
governo contro i rivoluzionari. La forte condanna della repressione espressa dai
delegati europei funge da anticamera per l’adozione di misure quali l’imposizione
di sanzioni alla Siria sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e
l’adozione da parte dell’Assemblea Generale della risoluzione 377/1950 “Uniting
for Peace”, per operare pressione sul Consiglio di Sicurezza alfine di superare
lo stallo creatosi per i veti di Russia e Cina. Seppur poco praticati nella
realtà, si tratta di provvedimenti attuabili
senza costi elevati.
Sul fronte dei diritti delle minoranze, altro macro-topic della Foreign
Affairs Committee Agenda, ho riscontrato una maggiore facilità nel pervenire ad
un accordo. Il forte accento sul ruolo della donna nei processi politici è un
punto che mi appaga molto. Aumentare l’impegno femminile in tutti i settori
della società è un obiettivo auspicabile per il futuro. Per questo si è deciso
di proporre l’implementazione di iniziative delle Nazioni Unite sul tema e un
rafforzamento della formazione per superare le ritrosie nel coinvolgimento
delle donne sia in politica che nei settori dell’economia privata. Altri due
temi trattati sono stati la protezione dei bambini in zone di guerra e nei
campi profughi e i diritti della comunità LGBT. Sul primo tema si è creata un’ampia
convergenza sulla condanna di ogni forma di violenza e sulla proibizione del
lavoro minorile. Sul secondo, al contrario, la convergenza è stata meno ampia. Per
l’Italia riconoscere i diritti della comunità LGBT è un punto di progresso
civile ineludibile. Tuttavia, accordarsi per favorire il matrimonio come
necessità per i singoli stati sembrava esulare dagli scopi del G8. Ho comunque fortemente sostenuto l’idea
facendo presente, però, che l’inserimento della parola “matrimonio” nel
comunicato avrebbe potuto creare problemi. Il Committee dei Capi di Stato,
difatti, ha successivamente ritenuto opportuno sostituire la parola “matrimonio”
con “unione” non modificando la sostanza del nostro intervento ma rendendolo
meno incisivo.
Nonostante le difficoltà il lavoro ha prodotto dei buoni risultati. I
giovani, secondo me, devono riuscire a guardare aldilà dei propri governi
suggerendo anche ovvietà non prese in considerazione. Devo ammettere che il
nostro comitato (ma credo anche tutti gli altri) ha offerto una prospettiva del
tutto nuova a quanti leggeranno il “Final Communique”.
Se dovessi, pertanto, dirvi qual è l’insegnamento che ho tratto da questo
Summit posso sicuramente asserire di aver appreso a confrontarmi aprendo la mia
mente e aver sperimentato un metodo efficace di negoziazione. Mescolando questi
insegnamenti con la mia formazione, pratica e universitaria, credo di poter
riuscire a essere maggiormente incisivo a Washington. Infine, aver trovato
molti amici è l’aspetto più bello di tutta l’avventura. Credo davvero che a
Washington ne vedremo delle belle…
Un caro saluto a tutti e… stay tuned!!
Scritto da: Carmine Finelli
Edito da: Marta Castellani
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