La facciata lasciava presagire l’eleganza interna dell’edificio: all’ingresso, passati i metal detectors, si incontrava un cortile interno, caratterizzato da una fontana circolare, sul quale si affacciavano due lussuose rampe di scale; al piano di sopra, ci attendeva un ampio salone, nel quale era stato allestito il buffet.
Scenografia
da film: sfarzosi lampadari appesi al soffitto, imponenti colonne a fare da
perimetro alla stanza, camerieri in divisa. E a completare l’atmosfera la musica
in sottofondo, confusa dal rumorio delle voci e dei calici in brindisi, e dallo
strascichio degli abiti lunghi delle donne presenti.
La
serata tra chiacchiere, balli e risate è stata a dir poco piacevole: le 28
nazionalità partecipanti si sono così incontrate e conosciute in un clima più
rilassato e divertente, rispetto a quello delle negoziazioni.
È
stato interessante notare anche i diversi stili di abbigliamento e di movimento
nelle danze: così diversi, nel senso del non essere identici, seppur uguali.
Innegabile
la commozione durante i saluti finali: soprattutto all’interno delle singole
delegazioni, il dispiacere per la separazione è stato forte. È vero, ci si
conosce in poco tempo e, alla fine, si condividono solo una manciata di
settimane, ma è la qualità a fare la differenza: sono dieci giorni intensi,
vissuti con passione, nei quali ci si sente uniti per una causa comune.
Che cosa
rimarrà di questa esperienza? Innanzitutto la consapevolezza che, attraverso il
dialogo e il confronto, trovare politiche condivise non è impossibile. Poi il
senso di piacevolezza per l’essersi sentiti, anche se solo per una settimana,
tutti uguali, semplicemente cittadini del mondo.
Claudia Vanni
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