venerdì 25 maggio 2012

Arab Spring e Minority Rights: la lunga notte del Foreign Affairs Committee al Summit EUrope's Voice 2012


Cari Amici di Yas,
sono Carmine Finelli, Ministro degli Esteri. A due settimane dal rientro in Italia vorrei rendervi partecipi delle mie impressioni sul Summit Europeo “EUrope’s Voice” svoltosi a Berlino. E’ stato davvero molto stimolante poter partecipare a un meeting del genere. Il motivo è semplice: l’alto grado di preparazione di tutti i delegati e la possibilità i confrontarsi su temi di grande rilevanza per la Comunità Internazionale mi ha permesso di apprendere molto sul modo di approcciare questi problemi e sulle tecniche di negoziazione, elemento per me molto importante visto che “da grande” vorrei negoziare per mestiere.








All’interno del Comitato Affari Esteri l’andamento dei colloqui è stato complicato da un atteggiamento poco collaborativo della delegata francese. La volontà di proporre sempre e comunque il punto d vista della Francia e i suoi sforzi per farlo accettare agli altri delegati ci hanno fatto perdere di vista le esigenze di collaborazione necessarie per pervenire a un comunicato finale coerente. E così ci siamo arroccati ognuno sulla propria posizione. A notte fonda, circa all’una del penultimo giorno, abbiamo modificato l’impostazione iniziando a cercare un compromesso, perfezionato la mattina dell’ultimo giorno, domenica 13 maggio, davanti a una spremuta d’arancia e una tazza di caffè. Ciononostante, le discussioni in seno al nostro comitato sono state molto proficue poiché ci hanno consentito di approfondire i temi in agenda dando indicazioni concrete per pervenire ad una reale soluzione. La Primavera Araba ha assorbito la maggior parte delle nostre energie. Valutando positivamente gli sviluppi democratici di Egitto e Tunisia abbiamo convenuto di appoggiare la transizione offrendo supporto finanziario ed il know-how necessario per completare efficacemente il processo. Nel pieno rispetto della sovranità nazionale, si è pensato di aprire i mercati dei paesi europei (e dell’Unione Europea in senso lato) e di inviare tecnici per sostenere il drafting costituzionale. La questione siriana, invece, ha richiesto discussioni più approfondite in virtù della dura repressione del governo contro i rivoluzionari. La forte condanna della repressione espressa dai delegati europei funge da anticamera per l’adozione di misure quali l’imposizione di sanzioni alla Siria sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e l’adozione da parte dell’Assemblea Generale della risoluzione 377/1950 “Uniting for Peace”, per operare pressione sul Consiglio di Sicurezza alfine di superare lo stallo creatosi per i veti di Russia e Cina. Seppur poco praticati nella realtà, si tratta  di provvedimenti attuabili senza costi elevati.




Sul fronte dei diritti delle minoranze, altro macro-topic della Foreign Affairs Committee Agenda, ho riscontrato una maggiore facilità nel pervenire ad un accordo. Il forte accento sul ruolo della donna nei processi politici è un punto che mi appaga molto. Aumentare l’impegno femminile in tutti i settori della società è un obiettivo auspicabile per il futuro. Per questo si è deciso di proporre l’implementazione di iniziative delle Nazioni Unite sul tema e un rafforzamento della formazione per superare le ritrosie nel coinvolgimento delle donne sia in politica che nei settori dell’economia privata. Altri due temi trattati sono stati la protezione dei bambini in zone di guerra e nei campi profughi e i diritti della comunità LGBT. Sul primo tema si è creata un’ampia convergenza sulla condanna di ogni forma di violenza e sulla proibizione del lavoro minorile. Sul secondo, al contrario, la convergenza è stata meno ampia. Per l’Italia riconoscere i diritti della comunità LGBT è un punto di progresso civile ineludibile. Tuttavia, accordarsi per favorire il matrimonio come necessità per i singoli stati sembrava esulare dagli scopi del G8.  Ho comunque fortemente sostenuto l’idea facendo presente, però, che l’inserimento della parola “matrimonio” nel comunicato avrebbe potuto creare problemi. Il Committee dei Capi di Stato, difatti, ha successivamente ritenuto opportuno sostituire la parola “matrimonio” con “unione” non modificando la sostanza del nostro intervento ma rendendolo meno incisivo.








Nonostante le difficoltà il lavoro ha prodotto dei buoni risultati. I giovani, secondo me, devono riuscire a guardare aldilà dei propri governi suggerendo anche ovvietà non prese in considerazione. Devo ammettere che il nostro comitato (ma credo anche tutti gli altri) ha offerto una prospettiva del tutto nuova a quanti leggeranno il “Final Communique”.
Se dovessi, pertanto, dirvi qual è l’insegnamento che ho tratto da questo Summit posso sicuramente asserire di aver appreso a confrontarmi aprendo la mia mente e aver sperimentato un metodo efficace di negoziazione. Mescolando questi insegnamenti con la mia formazione, pratica e universitaria, credo di poter riuscire a essere maggiormente incisivo a Washington. Infine, aver trovato molti amici è l’aspetto più bello di tutta l’avventura. Credo davvero che a Washington ne vedremo delle belle…
Un caro saluto a tutti e… stay tuned!!

Scritto da: Carmine Finelli
Edito da: Marta Castellani

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