domenica 10 giugno 2012

Agli americani togliete tutto, ma non il Gran Gala!

Al mito dell’americano invincibile non ci credo fino in fondo, ma c’è un aspetto sul quale i cittadini a stelle e strisce non possono essere battuti: la sontuosità delle cerimonie! La propensione alla celebrazione in pompa magna, loro, ce l’hanno nel sangue. E l’ho capito subito, venerdì scorso, appena arrivati al luogo in cui si sarebbe svolto il Gran Gala conclusivo dei G8 & G20 Youth Summits: sede speciale dell’evento, il palazzo dell’Organizzazione degli Stati americani.

La facciata lasciava presagire l’eleganza interna dell’edificio: all’ingresso, passati i metal detectors, si incontrava un cortile interno, caratterizzato da una fontana circolare, sul quale si affacciavano due lussuose  rampe di scale; al piano di sopra, ci attendeva un ampio salone, nel quale era stato allestito il buffet.

Scenografia da film: sfarzosi lampadari appesi al soffitto, imponenti colonne a fare da perimetro alla stanza, camerieri in divisa. E a completare l’atmosfera la musica in sottofondo, confusa dal rumorio delle voci e dei calici in brindisi, e dallo strascichio degli abiti lunghi delle donne presenti.

La serata tra chiacchiere, balli e risate è stata a dir poco piacevole: le 28 nazionalità partecipanti si sono così incontrate e conosciute in un clima più rilassato e divertente, rispetto a quello delle negoziazioni.

È stato interessante notare anche i diversi stili di abbigliamento e di movimento nelle danze: così diversi, nel senso del non essere identici, seppur uguali.
Innegabile la commozione durante i saluti finali: soprattutto all’interno delle singole delegazioni, il dispiacere per la separazione è stato forte. È vero, ci si conosce in poco tempo e, alla fine, si condividono solo una manciata di settimane, ma è la qualità a fare la differenza: sono dieci giorni intensi, vissuti con passione, nei quali ci si sente uniti per una causa comune.

Che cosa rimarrà di questa esperienza? Innanzitutto la consapevolezza che, attraverso il dialogo e il confronto, trovare politiche condivise non è impossibile. Poi il senso di piacevolezza per l’essersi sentiti, anche se solo per una settimana, tutti uguali, semplicemente cittadini del mondo.


Claudia Vanni


Nessun commento:

Posta un commento